AL MIO PRIMOGENITO
in occasione dell'arrivo del secondo

Nessuno è venuto stamane
per darti l'atteso "buongiorno!"
e, incerto, hai guardato all'intorno...
Eppure, si udivan campane,

eppure filtrava già il sole
di là dalle imposte socchiuse
ed oltre la porta, confuse,
si udivan sommesse parole...

E allora a chiamare a gran voce
ti sei finalmente deciso,
ma senza risposta e il tuo viso
sereno si è fatto... feroce.

Qualcuno in silenzio è venuto
per darti il cagnone di straccio.
L'hai chiuso in un trepido abbraccio:
"Cagnone, che cosa è accaduto?"

T'ha detto il suo sguardo perplesso
qualcosa del nuovo arrivato?
Non so. Ma t'ho invece notato
rinchiuderti muto in te stesso

e quando, condotto per mano,
sei giunto a un pupattolo rosa,
(la lieve minuscola cosa
venuta da tanto lontano),

in cuore hai sentito violento
l’assillo del primo egoismo
lo scoppio di un tal parossismo
che quasi mi hai messo spavento.

Comprendo: eri l'unico re;
e quando tu avevi la "bua",
la mamma era tutta la tua,
la casa taceva per te.

Che vuole l'intruso che chiede
gli stessi diritti sovrani,
che tende le piccole mani
per fare a metà con l'erede?

…………………………….

Ma ecco che il "piccolo" ha pianto
- con quella vocina arrochita
che sembra spaurire la vita -
e allora tu hai visto soltanto

nell'altro il tuo buon fratellino
il quale sol chiede al Signore
conforto d'un poco d'amore
a guida del nuovo cammino.

Caduta di colpo l'asprezza
scontrosa del primo contatto,
la mano esitante, ad un tratto,
s'è tesa a una lieve carezza.

Sabato, 4 dicembre 1937